Tornerà il cinema africano a Perugia?

Tornerà il cinema africano a Perugia?

30 Novembre 2018 Off   Maurizio Giacobbe

Intervista a Mohamed Challouf

ra il 1982 quando Mohamed Challouf, studente tunisino all’Università per stranieri di Perugia, diede vita, insieme al perugino Enzo Forini, alle Giornate del cinema africano, avviando una collaborazione culturale tra Italia e Tunisia e promuovendo la visione e la distribuzione di una cinematografia sconosciuta ai più, ma ricca di stimoli e di prospettive.

La manifestazione venne ripetuta per i successivi undici anni e vide la sua ultima edizione nel 1994. In quell’anno, Challouf tornò in Tunisia per assumere la direzione artistica delle Giornate cinematografiche di Cartagine, avviate nel 1966 come primo festival di cinema in Africa e nel mondo arabo. Per Mohamed si concluse, così, l’esperienza delle Giornate perugine, ma la loro chiusura non dipese soltanto dall’accettazione di un incarico di prestigio nel proprio Paese; ne ebbero parte anche i dissapori e i contrasti politici maturati negli anni del passaggio dal Pci al Pds: Challouf, vicino alle posizioni de “il manifesto”, venne accusato di sfruttare per propri fini politici le iniziative legate alle Giornate del cinema africano di Perugia, che il quotidiano comunista seguiva con una attenzione probabilmente non gradita agli enti finanziatori. Il circolo virtuoso s’interruppe e l’anno successivo le Giornate non ebbero corso; il cinema africano trasmigrò, qualche anno più tardi, nella prima edizione del festival “bATìk”, il cui sottotitolo era appunto Prima rassegna sulle cinematografie africane, anche se prima non era.

La presenza e l’attività di
Mohamed Challouf in Ita-
lia non è però circoscritta a
quest’esperienza. Dal 1996
collabora con il Festival del
cinema d’Africa, d’Asia e
d’America Latina di Mi-
lano, dove già aveva orga-
nizzato la manifestazione Le ultime carovane; nel 2004 collabora con Il Piccolo Teatro di Milano per il Festival del Mediterraneo. Oggi è direttore artistico della neonata Cineteca di Tunisi e vive a Sousse, dove è nato nel 1957. E’ stata proprio la Cineteca di Tunisi ad organizzare, lo scorso anno, il primo Viaggio in Italia con il cinema tunisino, rassegna di sei film scelti tra le produzioni tunisine più interessanti del passato e del presente, opere che hanno ricevuto importanti riconoscimenti nei festival di Venezia e di Locarno e che sono state presentate in cinque città italiane. Incontro Mohamed nei giorni del PerSo film festival, cui partecipa come membro della giuria ufficiale. Tra gli eventi speciali del festival c’è una sezione dedicata al Cinema del Mediterraneo, con la proiezione di due film tunisini e un incontro sulla cinematografia tunisina nel quadro di una collaborazione con Open Art Week. Ne segue uno scambio di idee durante il quale Mohamed si dice interessato a rilanciare la rassegna Giornate del cinema africano interrotta quasi venticinque anni fa.

Rilanciare le Giornate del cinema africano di Perugia cosa significa per te? Il ritorno a questa esperienza fertile del passato ha certamente una forte motivazione personale; ci sono anche motivi politici? Può questa iniziativa dare un segnale di opposizione all’attuale imbarazzante deriva politica che alza muri tra le due sponde del Mediterraneo?

Molte cose sono cambiate da allora, Perugia non è più la città dove si incontrano tutte le nazionalità del mondo; non è più facile come prima venire a studiare qui perché è difficile affrontare economicamente una lunga permanenza e ci vogliono i permessi. Ma Perugia è la città che ha conosciuto, prima in Europa, un’esperienza del genere e in cui la comunità tunisina era importante sotto il profilo culturale, oggi invece ha tutt’altra immagine, ed è spesso conosciuta solo attraverso la cronaca nera. Questo è uno dei motivi per cui è necessario dialogare in un’altra maniera con la città. Il cinema Modernissimo, che ha vissuto i momenti culminanti della manifestazione delle Giornate del cinema africano, nella sua veste attuale (Postmodernissimo) ha dato la sua disponibilità. Quest’anno, in febbraio, siamo passati con dei film tunisini, un viaggio simbolico, cui abbiamo dato il titolo di un film di Roberto Rossellini, perché Rossellini ha avuto un rapporto speciale con la Tunisia, dove cinquanta anni fa ha girato Gli atti degli apostoli. Noi abbiamo preso il titolo del suo film Viaggio in Italia, abbiamo aggiunto col cinema tunisino e abbiamo fatto un giro da Milano a Roma, a Perugia, a Pordenone, a Palermo”.

E’ stato in questa occasione che si è messo mano alla sottotitolazione di alcuni film africani?

La sottotitolazione in lingua italiana di sei film è il frutto della mia ricerca di mettere insieme varie realtà italiane per far circolare questo cinema. L’anno scorso sono andato a Venezia a presentare un film tunisino nella sezione Venezia Classici, un film che avevamo restaurato con la collaborazione della reale cineteca di Bruxelles; un giornalista mi ha parlato del Postmodernissimo. Subito il contatto si è tradotto in un lavoro insieme; loro hanno ospitato una giornata di questo viaggio e hanno pensato a me per la giuria del PerSo film festival. E’ successo così di passare due volte in un anno per Perugia, dove non venivo da tempo, ma dove ho vissuto le mie prime esperienze organizzative in Italia.

Come siete riusciti, tra l’80 e il ’90, ad organizzare le Giornate del cinema africano? Quali finanziamenti le hanno rese possibili?

Erano coinvolti tutti gli enti locali dell’Umbria: Regione, Provincia, Comune. E poi l’Adac, l’Arci e l’Università per stranieri.

Pensi che oggi sarebbe possibile coinvolgere di nuovo gli enti locali in un progetto di riedizione delle Giornate? Politicamente le cose sono molto cambiate.

Penso che prima di abbassare le braccia bisogna provare. Bisogna mettere insieme un progetto efficace, aggiornato, tenendo conto della situazione attuale e della presenza a Perugia di stranieri, africani e non; proporre qualcosa e andarlo a difendere. Se poi non si riesce a fare, si renderanno pubblici gli ostacoli.

Durante il PerSo abbiamo assistito alla proiezione di due film tunisini indipendenti, due esempi molto significativi di cinema del reale, com’è nella tradizione del festival e in buona parte della programmazione del Postmodernissimo. Le nuove Giornate di cinema africano spazierebbero anche nel campo della fiction?

Certo, bisogna prendere in considerazione tutto: cinema d’animazione, cinema del patrimonio restaurato, film da far riscoprire alle nuove generazioni.

C’è una tendenza a restaurare vecchie pellicole anche in Tunisia?

Poca roba in confronto a quello che si sta facendo in Europa, ma ci sono dei tentativi individuali o attraverso la fondazione Scorsese, che con la Federazione africana dei cineasti sta cercando di restaurare una cinquantina di film del patrimonio africano; i francesi stanno facendo la stessa cosa. Penso che la vetrina del cinema africano deve essere del presente e del passato, film di fiction, impegnati, commedie… Bisogna dare la possibilità allo spettatore di avere un panorama completo di ciò che non può altrimenti vedere perché la distribuzione commerciale non ne dà la possibilità.

Si è accennato alla possibilità di far incontrare la popolazione carcerata con il cinema africano. Questa iniziativa potrebbe realizzarsi indipendentemente dal progetto delle Giornate?

Bisogna studiare bene questo aspetto, ma l’esserci è una priorità, visti i dati che ho sulla presenza dei miei connazionali nelle carceri italiane. Abbiamo fatto questa esperienza anche a Brescia, e ho vissuto dei momenti molto significativi di contatto e di scambio con i detenuti perché queste iniziative hanno avuto un notevole riscontro da parte della popolazione carceraria. Questa esperienza la stiamo facendo anche in Tunisia: il festival di Cartagine ogni anno porta artisti, cineasti, attori in giro per il paese per mostrare i film anche ai carcerati. I costi non sono calcolabili a priori: bisogna pianificare l’operazione e chiedere a dei produttori (distributori) di mettere a disposizione i film per mostrarli. Poi bisogna che siano sottotitolati in italiano perché non si può escludere nessuno. Per quanto riguarda i tempi, si potrebbe approfittare di un evento come Viaggio in Italia col cinema tunisino, nella sua seconda edizione, a febbraio o marzo 2019.